(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno
Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.
MARCEL DUCHAMP
/ 1887 - Area
di confine porta Duchamp
Per i
130 anni dalla nascita di Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio
1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968), lo Spazio Ophen
Virtual Art Gallery in occasione della 57°
Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento
indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion Lautania
Virtual Valley” a due
artisti dadaisti nati nel 1887, Marcel Duchamp e Kurt Schwitters che riassumono compiutamente il concetto di indagine
intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella
dimensione metafisica e mentale suggeriscono
mondi e immaginari collettivi. Lo Spazio Ophen dopo aver dedicato l’attenzione nel
2015, in occasione della precedente Biennale di Venezia a due artisti
giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen, “dentro e fuori il
corpo”, (The World's Futures / Inside and outside the body), intende ora
indagare il lavoro dei due artisti dadaisti e globali tra
“Aperto e Chiuso / Closed and Open” con due rispettive mostre
internazionali a loro dedicate volte ad approfondire ciò che sottende il
processo creativo. Anche per Duchamp, lo spazio fisico dell’artista è il
luogo preferito dove vengono immessi e
assemblati, in un tempo lento e lungo di circa un ventennio, frammenti concreti
della realtà riutilizzati e nobilitati a
definire e a mettere in forma ambientale l’opera definitiva, nella
necessità di metabolizzare e definire nella dimensione creativa, temporale e
spaziale, l’estensione dell’altro. Per
questa seconda mostra collettiva internazionale dedicata a Duchamp, sono state
inviate a diversi artisti contemporanei delle postcard con la foto dell’ Etant Donnés, l’assemblaggio creato da Duchamp tra 1946-1966, e
presente al Philadelphia Museum of Art – Usa, opportunamente rivisitato dal titolo: “Area di confine porta Duchamp”, chiedendo a loro, nel rispetto del pensiero di
Marcel Duchamp, un intervento “aggiuntivo” di ideale condivisione della
filosofia dadaista. In questa seconda collettiva internazionale sono
presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti che hanno voluto condividere
tale proposta come artisti di frontiera
a margine di un possibile confine e spartiacque al sistema omologato dell’arte ufficiale.
Cos’è Étant Donnés?
Etant-Donnés, è un’opera di
Marcel Duchamp eseguita tra il 1946 e il
1966.
Un assemblaggio di materiali diversi: una porta esterna, e uno spazio interno con l’inserimento di svariati materiali. Le dimensioni dell’opera sono: 242,5X177,8X1245cm, presente al Philadelphia Museum of Art – Filadelfia.
Un assemblaggio di materiali diversi: una porta esterna, e uno spazio interno con l’inserimento di svariati materiali. Le dimensioni dell’opera sono: 242,5X177,8X1245cm, presente al Philadelphia Museum of Art – Filadelfia.
Questo
assemblage tridimensionale è
l'opera finale in cui Duchamp lavora in gran segreto nell'ultimo ventennio
della sua vita: l'unica persona che ne è a conoscenza è la moglie Teeny, che
fra l'altro lo aiuta a reperire i materiali necessari. Parte dei componenti di
questa complessa struttura vengono infatti acquistati in Spagna (un'antica
porta in legno e i mattoni entro cui è murata); altri (foglie e rami secchi)
vengono raccolti da Duchamp nel corso di apposite scampagnate, con la moglie
che accompagna Marcel guidando una vecchia giardinetta; dei mattoni usati o di
scarto vengono recuperati a New York, per la strada nascondendoli entro
sacchetti di carta. Quando Duchamp è costretto a cambiare studio e a
trasferirsi dalla 14th Strada all'11th una
ditta di traslochi si occupa delle parti più ingombranti, mentre lui trasporta
tutto il resto pezzo per pezzo e con la massima cura. Nel 1968, al momento di
lasciare New York per andare a trascorrere l'estate in Europa, il lavoro è
ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua
presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della
costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera verrà
presentata nel luglio del 1969 presso il Philadelphia Museum of
Art. Al visitatore del museo si mostra
inizialmente solo una porta murata, un impedimento nella parete di una sala: la
porta è chiusa e per vedere cosa vi sia all'interno si deve sbirciare
attraverso due fori posti all'altezza degli occhi. In questo modo, Il fruitore
dell'opera d'arte si trasforma così in un curioso voyeur. L’opera ancora adesso assai poco conosciuta nasce nel
bisogno di porsi al di là,
di
definire e mettere in forma totale una
possibile estensione dell’altro
nella necessità ulteriore di metabolizzare la realtà. Rimane un’invenzione sperimentale
giocata a tutto campo su proiezioni di
frammenti e“universi possibili”, tra la libertà della creazione e la globalità
intelligente del fare arte.
LO SGUARDO
OLTRE IL REALE
(la percezione
di universi
possibili tra proiezione simbolica e
arte totale).
Marcel Duchamp aveva iniziato il suo percorso artistico
con opere di stile postimpressionista, per poi procedere verso il cubismo di
ascendenza futurista, come nella serie “Nudo
che scende le scale” tra il 1911-12. Dal 1913, abbandonati la pittura e
il disegno tradizionali, si dedica alla sperimentazione, proprio in questo
periodo nascono i primi “readymade”, oggetti di uso comune, decontestualizzati
e presentati come opere d'arte. Le nuove
idee radicali di Duchamp anticipano di
fatto la nascita del movimento Dada, che
avverrà a Zurigo nel 1916. Nel 1923, dopo aver
abbandonato il Grande Vetro, Marcel Duchamp fa sapere di aver smesso di fare
arte per dedicarsi al suo passatempo preferito, gli scacchi. Sono di questo
primo periodo le opere come “Ruota di
bicicletta” del 1913, “Anticipo per il
braccio rotto” (1915), L'orinatoio “Fontana”
(1917), la Monna Lisa con baffi e
pizzetto di L.H.O.O.Q. (1919).
Tra il 1915 – 23 nasce la sua prima grande opera, “La
sposa messa a nudo dai suoi scapoli anche” o “Grande Vetro”. Dalla metà degli anni
'30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Nel 1942 si
stabilisce in modo definitivo a New York. E’ del 1951 l’opera “Objet-Dard”, un oggetto di gesso
zincato antropomorfo e straniato. Tra il 1946 e il 1966
realizza “Etant donnés”,
un grande e ultimo assemblage che rappresenta la summa delle opere
realizzate dall’artista francese nel corso del 20° secolo. Tutta l’opera di Duchamp deve essere valutata
in base a questa particolare chiave di lettura che ingloba momenti di ricerca
precedente. In tal senso anche “Etant donnés risponde appieno a questo particolare modo di fare, infatti, convergono sotto forma di studi e schizzi buona parte
delle sue riflessioni e approfondimenti
precedenti.
L’Étant donnés: 1. la chute d’eau 2. le gaz d’eclairage (Essendo dati: 1. la caduta
d’acqua 2. il gas d’illuminazione), è un assemblaggio di materiali diversi.
Il contenuto del lavoro,
rimane ancora misterioso come del
resto tutta la sua intera opera.
L’opera
finale risulta composta da una vecchia porta di legno e uno spazio oltre la
porta ricreato come un vero environnement con la presenza di ramoscelli, vetro,
linoleum, velluto, un motore elettrico posizionato all’interno di una scatola
di biscotti che ruota un disco forato, un allestimento di luci, elementi
appartenenti al mondo della fotografia e dipinti a mano che formano il
paesaggio assieme a una figura centrale femminile in pelle. Curioso è che la
prima moglie dell’artista fu il modello per la gran parte della composizione
femminile, mentre la seconda moglie posò per il braccio. L’opera è’ stata
descritta dall'artista Pop americano
Jasper Johns: "la più strana opera
d'arte in qualsiasi museo". Ci
appare come un complesso e insolito assemblaggio ambientale; “chi sbircia
attraverso i due piccoli fori presenti nella vecchia porta di legno spagnola
trova una spettacolare vista con una donna nuda che si trova adagiata su un letto
di rami e foglie cadute, nella sua mano sinistra, questo manichino di pelle
tiene in alto una vecchia lampada a gas del tipo Bec Auer, mentre dietro di
lei, in lontananza, un paesaggio lussureggiante sale verso l'orizzonte. Questo
sfondo illuminato è costituito da una fotografia ritoccata di un paesaggio
collinare con un fitto raggruppamento di alberi delineato contro un cielo
turchese nebuloso. L'unico movimento nella grotta è una cascata scintillante che si versa in un
lago sulla destra, ottenuta da una sorgente luminosa tremolante alimentata da
un motore invisibile. La cascata e la lampada a gas illuminante sono gli
elementi "dati" nel titolo enigmatico, che proviene da una delle note
precedenti di Duchamp per The Bride Stripped Bare dai suoi Bachelors, Even (The
Large Glass), suggerendo una connessione intima tra i due temi”. Ad opera ultimata, l’artista incise il titolo, le date
e la sua firma sul braccio destro della figura di donna nuda che costituisce
l’elemento centrale dell’istallazione. L’opera finale risulta
accompagnata da un manuale di assemblaggio e smontaggio dell’opera contenuto in un raccoglitore d’istruzione ad anelli
datato 1966, accludendo fotografie, note e un modellino in scala
accuratamente compilato da Marcel
Duchamp.
Al
visitatore del Philadelphia Museum of Art
si mostra inizialmente solo una porta murata nella parete di una sala: la
porta è chiusa, per vedere cosa vi sia all'interno, il visitatore, da curioso
voyeur deve sbirciare
attentamente attraverso due fori posti all'altezza degli occhi. Al di là di una
falla aperta in un muro di mattoni si apre un paesaggio luminoso. Nella parte
centrale della composizione si osserva poi la testa della donna (la Sposa
"desiderosa" del Grande Vetro
) che ci riconduce per associazione logica all’Origine del mondo"
di Courbet del 1866. La presenza oggettiva, il concreto realismo della porta, il forte trompe-l'oeil
dell'assemblaggio nasconde e contraddice un paesaggio inaspettato, una serie di
insolite presenze simboliche. Dalla presenza concreta e reale della porta si va
verso la percezione di un mondo
interiore costruito da riflessioni
stratificate, da accostamenti di “universi possibili” tra proiezioni simboliche e arte
totale che si coniugano e si definiscono
oltre il dato reale.
Non è facile comprendere il pensiero concettuale di Duchamp soggetto a molteplici associazioni e slittamenti del pensiero. L’artista non intende riprodurre la realtà in quando tale, ma definire una dimensione “trascorrente” carica di stimoli e umori che possano mettere in movimento una complessità coinvolgente. Chi guarda le sue opere non dovrebbe limitarsi al semplice significato apparente dell’oggetto materiale, ma cercare di porsi al di là di un limite, fuori del consueto e logico ragionamento. Dopo il Grande Vetro del 1923, la ricerca associativa, l’approccio concettuale di Duchamp si definisce in modo chiaro e convincente; spostando l’oggetto dal suo naturale contesto logico, la de-contestualizzazione data genera un nuovo valore e un nuovo senso da attribuire all’oggetto. Con “Etant Donnés”, poi, la creazione coincide con la complessità e la partecipazione attiva del fruitore, inoltre, da consueta presenza materiale si tramuta in apparizione sfuggente e visionaria. L’opera ultima, nasce essenzialmente per guardare oltre; è proprio lo sguardo a commettere l’atto impuro di violare una certezza, un limite, un confine certo che risulta d’intralcio tra il visibile e l’invisibile.
I due artisti dadaisti, Kurt Schwitters e Marcel Duchamp proposti da noi a questa 57 Biennale Internazionale di Venezia 2017, quasi negli stessi anni, hanno in comune l’attenzione a costruire e utilizzare uno spazio oggettivo di tipo ambientale convogliando materiale recuperato di scarto, alla ricerca di “universi possibili”, tra visibile e invisibile, tra proiezione simbolica e spazio globale. Queste due esperienze saranno fondamentali e da stimolo per tutte le ricerche concettuali e ambientali internazionali che saranno prodotte tra gli anni 60’ e 70’ nell’ambito dell’arte contemporanea. Giovanni Bonanno 11 agosto 2017