mercoledì 23 agosto 2017

LA CRITICA: MARCEL DUCHAMP




(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno

Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.



MARCEL  DUCHAMP /  1887 - Area di confine porta Duchamp  

Per i 130 anni dalla nascita  di  Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968),  lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a due artisti dadaisti nati nel 1887, Marcel Duchamp e Kurt Schwitters  che riassumono compiutamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi. Lo Spazio Ophen dopo aver dedicato l’attenzione nel 2015, in occasione della precedente Biennale di Venezia a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen,  “dentro e fuori il corpo”, (The World's  Futures / Inside and outside the body), intende ora indagare il lavoro dei  due artisti  dadaisti e globali  tra “Aperto e Chiuso / Closed and Open” con due  rispettive mostre internazionali a loro dedicate volte ad approfondire ciò che sottende il processo creativo. Anche per Duchamp, lo spazio fisico dell’artista è il luogo preferito dove vengono immessi  e assemblati, in un tempo lento e lungo di circa un ventennio, frammenti concreti della realtà  riutilizzati e nobilitati a definire e a mettere in forma ambientale l’opera definitiva, nella  necessità di metabolizzare e definire nella dimensione creativa, temporale e spaziale, l’estensione dell’altro.  Per questa seconda mostra collettiva internazionale dedicata a Duchamp, sono state inviate a diversi artisti contemporanei  delle postcard con la foto dell’ Etant Donnés, l’assemblaggio  creato da Duchamp tra 1946-1966, e presente al Philadelphia Museum of Art – Usa, opportunamente rivisitato  dal titolo: “Area di confine porta Duchamp”,  chiedendo a loro, nel rispetto del pensiero di Marcel Duchamp,  un intervento “aggiuntivo” di  ideale condivisione della filosofia  dadaista. In questa   seconda collettiva internazionale sono presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema omologato  dell’arte ufficiale.


Cos’è  Étant Donnés?
Etant-Donnés, è un’opera di Marcel Duchamp  eseguita tra il 1946 e il 1966.
Un assemblaggio di materiali diversi: una porta esterna, e uno spazio interno con l’inserimento di svariati materiali. Le dimensioni dell’opera sono: 242,5X177,8X1245cm, presente al Philadelphia Museum of Art – Filadelfia.
Questo assemblage tridimensionale è l'opera finale in cui Duchamp lavora in gran segreto nell'ultimo ventennio della sua vita: l'unica persona che ne è a conoscenza è la moglie Teeny, che fra l'altro lo aiuta a reperire i materiali necessari. Parte dei componenti di questa complessa struttura vengono infatti acquistati in Spagna (un'antica porta in legno e i mattoni entro cui è murata); altri (foglie e rami secchi) vengono raccolti da Duchamp nel corso di apposite scampagnate, con la moglie che accompagna Marcel guidando una vecchia giardinetta; dei mattoni usati o di scarto vengono recuperati a New York, per la strada nascondendoli entro sacchetti di carta. Quando Duchamp è costretto a cambiare studio e a trasferirsi dalla 14th Strada all'11th una ditta di traslochi si occupa delle parti più ingombranti, mentre lui trasporta tutto il resto pezzo per pezzo e con la massima cura. Nel 1968, al momento di lasciare New York per andare a trascorrere l'estate in Europa, il lavoro è ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera  verrà  presentata nel luglio del 1969 presso il Philadelphia Museum of Art.  Al visitatore del museo si mostra inizialmente solo una porta murata, un impedimento nella parete di una sala: la porta è chiusa e per vedere cosa vi sia all'interno si deve sbirciare attraverso due fori posti all'altezza degli occhi. In questo modo, Il fruitore dell'opera d'arte si trasforma così in un curioso voyeur.  L’opera  ancora adesso assai poco conosciuta nasce nel bisogno  di porsi al di là, di definire  e mettere in forma totale una possibile estensione dell’altro nella  necessità  ulteriore di metabolizzare la  realtà. Rimane un’invenzione sperimentale giocata a tutto campo su  proiezioni di frammenti e“universi possibili”,  tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte.

LO SGUARDO OLTRE IL REALE
(la percezione di universi possibili tra proiezione simbolica e arte totale).
Marcel Duchamp aveva iniziato il suo percorso artistico con opere di stile postimpressionista, per poi procedere verso il cubismo di ascendenza futurista, come nella serie “Nudo che scende le scale” tra il 1911-12. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica alla sperimentazione, proprio in questo periodo nascono i primi “readymade”, oggetti di uso comune, decontestualizzati e  presentati come opere d'arte. Le nuove idee  radicali di Duchamp anticipano di fatto  la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Nel 1923, dopo aver abbandonato il Grande Vetro, Marcel Duchamp fa sapere di aver smesso di fare arte per dedicarsi al suo passatempo preferito, gli scacchi. Sono di questo primo periodo le opere come  “Ruota di bicicletta” del 1913,  “Anticipo per il braccio rotto” (1915), L'orinatoio “Fontana” (1917),  la Monna Lisa con baffi e pizzetto di L.H.O.O.Q. (1919). Tra il 1915 – 23 nasce la sua prima grande opera, “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli anche” o “Grande Vetro”. Dalla metà degli anni '30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Nel 1942 si stabilisce in modo definitivo a New York. E’ del 1951 l’opera “Objet-Dard”, un oggetto di gesso zincato antropomorfo e straniato. Tra il 1946 e il 1966  realizza “Etant donnés”, un grande e ultimo assemblage  che rappresenta la summa delle opere realizzate dall’artista francese nel corso del 20° secolo.  Tutta l’opera di Duchamp deve essere valutata in base a questa particolare chiave di lettura che ingloba momenti di ricerca precedente. In tal senso anche “Etant donnés risponde appieno a questo  particolare modo di fare, infatti, convergono  sotto forma di studi e schizzi buona parte delle sue riflessioni  e approfondimenti precedenti.

L’Étant donnés: 1. la chute d’eau 2. le gaz d’eclairage (Essendo dati: 1. la caduta d’acqua 2. il gas d’illuminazione), è un assemblaggio di materiali diversi. Il contenuto del lavoro,  rimane ancora  misterioso come del resto tutta la sua intera opera.
L’opera finale risulta composta da una vecchia porta di legno e uno spazio oltre la porta ricreato come un vero environnement con la presenza di ramoscelli, vetro, linoleum, velluto, un motore elettrico posizionato all’interno di una scatola di biscotti che ruota un disco forato, un allestimento di luci, elementi appartenenti al mondo della fotografia e dipinti a mano che formano il paesaggio assieme  a una figura  centrale femminile in pelle. Curioso è che la prima moglie dell’artista fu il modello per la gran parte della composizione femminile, mentre la seconda moglie posò per il braccio. L’opera è’ stata descritta  dall'artista Pop americano Jasper Johns: "la più strana opera d'arte in qualsiasi museo". Ci appare come un complesso e insolito assemblaggio ambientale; “chi sbircia attraverso i due piccoli fori presenti nella vecchia porta di legno spagnola trova una spettacolare vista con una donna nuda che si trova adagiata su un letto di rami e foglie cadute, nella sua mano sinistra, questo manichino di pelle tiene in alto una vecchia lampada a gas del tipo Bec Auer, mentre dietro di lei, in lontananza, un paesaggio lussureggiante sale verso l'orizzonte. Questo sfondo illuminato è costituito da una fotografia ritoccata di un paesaggio collinare con un fitto raggruppamento di alberi delineato contro un cielo turchese nebuloso. L'unico movimento nella grotta  è una cascata scintillante che si versa in un lago sulla destra, ottenuta da una sorgente luminosa tremolante alimentata da un motore invisibile. La cascata e la lampada a gas illuminante sono gli elementi "dati" nel titolo enigmatico, che proviene da una delle note precedenti di Duchamp per The Bride Stripped Bare dai suoi Bachelors, Even (The Large Glass), suggerendo una connessione intima tra i due temi”. Ad opera ultimata, l’artista incise il titolo, le date e la sua firma sul braccio destro della figura di donna nuda che costituisce l’elemento centrale dell’istallazione. L’opera finale risulta accompagnata da un manuale di assemblaggio e smontaggio dell’opera contenuto in un raccoglitore d’istruzione ad anelli datato 1966, accludendo fotografie, note e un modellino in scala accuratamente compilato da  Marcel Duchamp.
Al visitatore del Philadelphia Museum of Art si mostra inizialmente solo una porta murata nella parete di una sala: la porta è chiusa, per vedere cosa vi sia all'interno, il visitatore, da  curioso  voyeur deve sbirciare attentamente attraverso due fori posti all'altezza degli occhi. Al di là di una falla aperta in un muro di mattoni si apre un paesaggio luminoso. Nella parte centrale della composizione si osserva poi la testa della donna (la Sposa "desiderosa" del  Grande Vetro ) che ci riconduce  per  associazione logica all’Origine del mondo" di Courbet del 1866. La presenza oggettiva, il concreto realismo della porta, il forte trompe-l'oeil dell'assemblaggio nasconde  e contraddice un paesaggio inaspettato, una serie di insolite presenze simboliche. Dalla presenza concreta e reale della porta si va verso la percezione  di un mondo interiore costruito da riflessioni stratificate, da accostamenti di “universi possibili” tra proiezioni simboliche e arte totale che si  coniugano e si definiscono oltre il dato reale.

Non è facile comprendere  il pensiero concettuale di Duchamp soggetto a  molteplici associazioni e slittamenti del pensiero. L’artista non intende riprodurre la realtà in quando tale, ma definire una dimensione “trascorrente” carica di stimoli e umori che possano mettere in movimento una complessità coinvolgente.  Chi guarda le sue opere non dovrebbe limitarsi al semplice significato apparente dell’oggetto materiale, ma  cercare di porsi al di là di un limite,  fuori  del consueto e logico ragionamento. Dopo il Grande Vetro del 1923, la ricerca associativa, l’approccio concettuale di Duchamp si definisce in modo chiaro e convincente; spostando l’oggetto dal suo naturale contesto logico, la de-contestualizzazione data genera un nuovo  valore e  un nuovo senso da  attribuire all’oggetto. Con “Etant Donnés”, poi, la creazione coincide con la complessità e la partecipazione attiva del fruitore, inoltre, da consueta presenza materiale si tramuta in apparizione sfuggente e visionaria. L’opera ultima, nasce  essenzialmente per guardare oltre; è proprio lo sguardo a commettere l’atto impuro di violare una certezza, un limite, un confine certo che  risulta d’intralcio tra il visibile e l’invisibile.

I due artisti dadaisti, Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp  proposti da noi a questa 57 Biennale Internazionale di Venezia 2017, quasi negli stessi anni,  hanno in comune l’attenzione  a  costruire  e  utilizzare uno spazio oggettivo di tipo ambientale convogliando materiale  recuperato di scarto, alla ricerca di “universi possibili”, tra visibile e invisibile, tra  proiezione simbolica e spazio globale. Queste due esperienze saranno fondamentali e da stimolo  per tutte le ricerche concettuali e ambientali internazionali che saranno  prodotte tra gli anni 60’ e 70’ nell’ambito dell’arte contemporanea.      Giovanni Bonanno   11 agosto 2017