(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno
Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.
"OTTANTA BEN VAUTIER"
BEN VAUTIER: Les limites de la veritè
«Occorre
avere sempre due idee, una per distruggere l’altra». Georges Braque
Nel 2015, per l’ottantesimo compleanno di Ben Vautier (18 luglio 1935), lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery 2.0 di Salerno gli organizza un progetto internazionale a cura di Giovanni Bonanno, con una importante mostra collettiva dal titolo “Ottanta Ben Vautier” presentando 102 artisti contemporanei di diversa nazionalità, mentre il Museum Tinguely di Basilea, quasi contemporaneamente, gli dedica la sua più importante retrospettiva in Svizzera.
Ben Vautier è nato a Napoli nel 1935, ha trascorso la
giovinezza tra Napoli, Francia, Turchia, Egitto, Grecia e Svizzera, per poi
approdare e stabilirsi definitivamente a Nizza nel 1949. Inizia il suo percorso artistico all'inizio
degli anni cinquanta con una serie di
lavori astratti per poi, nei primi anni
Sessanta condividere la poetica dadaista
di Marcel Duchamp. Alla fine degli anni
Cinquanta è in contatto con il gruppo dei Nouveaux Réalistes e con gli artisti dell’École de Nice - César, Arman, Yves Klein. Verso
il 62’ conosce Gorge Maciunas e si
avvicina al movimento neodadaista Fluxus, condividendo la poetica e diventando
ben presto un esponente di primo piano di questo interessante movimento artistico. Proprio
negli anni 60’ l’artista francese teorizza il concetto "per cambiare l'arte bisogna cambiare l'ego",
una riflessione estetica, critica ed
autocritica condotta principalmente attraverso
i suoi "lavori ed (anche) con i
testi teorici, performances conferenze, ecc. Un “enfant terrible” che utilizza e si appropria
di tutto quello che trova; da questo momento in poi Ben incomincerà a firmare qualsiasi cosa approdando ben
presto ad una sorta di pittura ad
acrilico su fondi neri, combinando scrittura infantile e disegni fumettistici.
Negli anni 80, superata l'ondata concettuale, Ben Vautier
inventa per la nuova tendenza pittorica
il termine "Figuration Libre", introducendo nei suoi lavori la
componente figurativa. Gli anni Novanta sono determinati da una serie di lavori
all'insegna della contraddizione e della
provocazione sviluppando il concetto di “arte totale” inteso come atto creativo
che sconfina volutamente nella vita.
Infatti, con le opere scritte l’artista intuisce che la parola è il fulcro di
un’idea che si fa dubbio e anche riflessione.
Brevi frasi con una grafia dal tratto
infantile e apparentemente elementare
sono essenziali per suscitare nel fruitore una sorta di
riflessione, resa ancora più
significativa perché immessa nel
circuito dell’arte ufficiale; pertanto, il gesto dell’artista e la sua firma,
sono determinanti per rendere importante qualsiasi azione consueta come la
scrittura.
Una scrittura dal tratto decisamente ingenuo, deprivata dall’eleganza e dalla propria fisicità. Una
poetica in cui parole, aforismi, scritte, metafore, ci
spingono per un attimo a pensare. In ciò, Ben mette in discussione ogni possibile
confine riguardo a cosa s’intende per opera d’arte, perché - secondo lui - non c'è differenza tra ciò che è e non è arte. Tutto è arte e la vita è arte, per cui,
tutti possono fare arte. Per l’ultimo esponente dell’Ecole de Nice, tutta la
sua intera produzione ruota attorno al non detto, al rebus ancora da decifrare,
alla cosa non completamente svelata. Compila
concetti in cui manca sempre una
parte, un pezzo necessario che il
fruitore deve aggiungere per dare un senso e un significato al concetto
espresso. Praticamente, è la messa in forma di un flusso diarroico e incessante
di parole rese con una semplice grafia
su tutto ciò che trova; quasi delle riflessioni
personali e dei commenti tra scrittura ed elementi fumettistici. Un pensiero “
apparentemente privo di limiti che si posiziona sempre sull’azzardo, sul crinale provvisorio del
completo azzeramento dei valori”, come giustamente ci suggerisce Georges Braque:
«Occorre avere sempre due idee,
una per distruggere l’altra»,
non accettando a priori alcuna certezza.
I continui sconfinamenti del linguaggio
artistico, le sue improvvisate e spericolate scorribande e provocazioni, I suoi
assemblages trasformano e dissacrano spesso gli oggetti comuni in una sorta di horror
vacui carico di ironia e di non-sense. Ben, mette in discussione
ogni limite, ogni confine, in un gioco spericolato e pericoloso, innescando possibilità
nuove alla parola. Frasi come: “crèer
c'est douter e douter c'est crèer…”, ("creare è
dubbio e dubbio è
creare ..."), oppure, "Tout est possible", "tout est ego" arrivando, persino, a rifiutare anche questo
suo stesso compleanno, scrivendo: “Je
hais les anniversaires”, ci fanno capire
che tutto è ribaltamento, “senso
del non senso” e anche casualità e improvvisazione. L’oggetto manipolato
dall’artista alla fine diventa testimonianza di un pensiero apparentemente
privo di confini, perché – secondo Ben - “non esiste limite all’arte, perché non c’è né inizio né
fine, né dentro, né fuori, né vuoto, né pieno né tempo, né spazio… il limite
dell’arte è l’artista che lo decide..”
Ben Vautier ci appare oggi come “l’enfant terrible”, perché come dice Max Ernst: “L'art est
un jeu d'enfant », nel gioco sistematico e incessante dell’azzeramento dei
valori, di tutto ciò che sembrerebbe
essere collocato fuori dalla porta e non può far parte dal mondo
dell’arte. Secondo Ben
Vautier “il valore” è qualcosa che nasce dalla relazione
tra un oggetto e il soggetto che lo esamina. Pertanto, la “creazione di valore” è tutto ciò che ha una relazione con
la vita umana. Scoprire il valore vuol
significare dare rilievo a cose che non erano mai state notate prima e renderli
evidenti secondo l’accadimento della
contraddittorietà; la cosa formulata un secondo prima, un attimo dopo viene completamente negata e contraddetta. E’ questo che Ben Vautier ha inteso fare per
tanti lunghi anni, coinvolgendoci con la sua visione poetica infame
“dell’attrito e della riflessione” in cui parole, aforismi,
scritte, metafore e frasi apparentemente senza senso, immesse all’interno del
sistema ufficiale dell’arte, ci
spingono a riflettere e anche a dubitare
delle nostre certezze che in un attimo possono trasformarsi in cenere.
5 dic. 2015 Giovanni Bonanno
Biografia di Ben Vautier
“Non amo le biografie. La biografia è un
ego. Il sogno è di essere un artista
senza biografia, ma
è quasi impossibile visto che l’arte è sempre ego. La biografia è: io sono..io…” BEN 1970
è quasi impossibile visto che l’arte è sempre ego. La biografia è: io sono..io…” BEN 1970
Ben Vautier nasce nel 1935 a Napoli da madre
occitano-irlandese e padre svizzero-francese e, dopo aver vissuto in diversi
paesi, nel 1949 si trasferisce a Nizza. Negli anni ’50 prende corpo il suo
lavoro d’artista, legato alla tradizione dell’astrattismo. Ispirato da Yves Klein, Marcel Duchamp e i Nouveaux Rèalistes,
Vautier sviluppa un personale stile distintivo con declinazioni Dada. Durante
l’ultima metà degli anni ’50, l’artista lavora a composizioni che richiamano le
macchine celibatarie di Jean Tinguely. Nei
primi anni ’60 entra a far parte del Nouveau-Rèalisme dell’ambiente nizzardo,
stabilendo stretti rapporti con Arman e Spoerri. Nel 1962 conosce e inizia a
frequentare George Maciunas, fondatore di Fluxus, movimento radicale
nell’arte di ispirazione Neo-Dada, di cui condivide filosofia e poetica che si
identificano con l’equazione: arte uguale vita. Diviene in breve, tra il 1962 e
il 1970, parte attiva del movimento, partecipa ai Fluxus Festivals nel mondo e alle performances pubbliche, sviluppando un ruolo
importante nella diffusione delle idee dell’arte radicale. Gli anni Settanta ed il decennio successivo vedono Ben
protagonista di innumerevoli mostre personali, molte delle quali in gallerie
private, non solo in Francia (Daniel Templon, 1970; 1971; 1973; Beaubourg; Lara
Vincy; Duran; La Hune, Parigi, 1983) ma anche in Germania (Denise Rene' Hans
Mayer, Dusseldorf, 1970; Rene' Block, Berlino, 1971), Svizzera (Bruno
Bischofberger, Zurigo, 1971; Pierre Huber, Ginevra, 1986), Italia (Rinaldo
Rotta, 1978, Genova) e - oltre Oceano - New York (Gibson, 1975; Castelli
Graphics, 1982). L’ininterrotto successo di Ben dagli anni novanta ad
oggi è confermato dalle molteplici esposizioni e retrospettive in spazi
pubblici e privati in Francia (Centre Pompidou, 1991; Rive Gauche, 2003,
Parigi; Kahn, Strasburgo, 2000; Mamac, Nizza, 2001; Musée de l’Objet, Blois,
2003; Musée d’Art et de Provence, Grasse, 2004; MAC, Lione, 2004; Maison de la
culture, Malakoff, 2005; Musée Chagall, Nizza, 2005; Musée de la Céramique, Vallauris,
2006) e all’estero (Gan, Tokyo, 1997; Zabriskie, New York, 1998; Ludwig Museum,
Coblenza; National Museum of Contemporary Art, Seoul, 2002; Maison de la
culture Malakoff
Manif d’art, 2005; Galerie Caja Negra,
Madrid; Galerie Marlborough, Monaco, 2006; Galleria Il Ponte, Firenze, 2007;
Galerie Guy Pieters, Knokke, Studio d’Arte Fioretti, Bergamo, Galerie Templon,
Paris 2009; Associazione Mara Coccia, Roma 2011. E’ del
2010 la prima ampia retrospettiva al Musée d’Art
Contemporain, Lyon. Nel 2015, per il suo
ottantesimo compleanno, (18 luglio 1935), il Museum
Tinguely di Basilea dedica a Ben
Vautier la sua più importante retrospettiva in Svizzera, mentre lo Spazio Ophen
Virtual Art Gallery 2.0 di Salerno gli
organizza un progetto internazionale a cura di
Giovanni Bonanno, con una importante
mostra collettiva dal titolo “Ottanta
Ben Vautier” presentando 102 artisti contemporanei di diversa nazionalità. Anche
la Fondazione
Mudima di Milano ha partecipato a questa importante ricorrenza
di Ben Vautier ospitando un’installazione dell’artista francese del 1989 dal titolo “N’import quoi est
musique”, presentando un pianoforte verticale con una miriade di oggetti
assemblati che trasformano e dissacrano lo strumento musicale per eccellenza in
una sorta di horror vacui del non-sense.
(Biografia aggiornata da Sandro Bongiani Arte
Contemporanea a dicembre del 2015)