giovedì 18 novembre 2010

IL DIBATTITO DENTRO E FUORI L'AVANGUARDIA

SIGNOR CRITICO  POSSO CRITICARE?
(La critica d'arte, dentro e fuori l'avanguardia)
di Giovanni Bonanno


L’arte di fine secolo: quasi una catastrofe!!!

La società è ormai prossima all’inizio del nuovo millennio. L’uomo civilizzato delle grandi metropoli ricade sempre più allo stato selvaggio, in uno stato di profondo isolamento. L’uomo che con l’avvento della nuova civiltà tecnologica vede modificato irreparabilmente il suo rapporto con le cose, con i luoghi e con il tempo. Il problema fondamentale di questa società è l’uomo in continuo rapporto con il mondo circostante. La continua e inarrestabile decadenza dell’umanità, deterioramento dei legami fisici e biologici con la natura porta inevitabilmente alla rottura di quella simbiosi che originalmente lo legava all’intero universo. La pochezza dell’uomo nei confronti della natura lo rende inquieto, indifeso, cosciente della sua precaria fragilità. L’arte, se vuole sopravvivere, deve necessariamente rapportarsi in maniera critica al reale, penetrare la superficialità dell’esistenza, comprendere il profondo smarrimento dell’individuo e ovviamente fornire degli orientamenti. Ormai l’uomo non sa più cosa fare. Vi è l’urgenza, dunque, di un nuovo approccio con la realtà, che tenga ben presente il rapporto tra la pittura e le scienze, tra l’arte e le tecnologie, tra i mutati costumi e una nuova sensibilità critica. Insomma, vi è il bisogno impellente che l’uomo ristabilisca un rapporto dialettico e fecondo con le cose, un dialogo ancora possibile con i suoi simili per poter rifondare la sua stessa essenza. Per cui, bisogna iniziare dalla scoperta di se stessi e quindi dalla conoscenza interiore dell’uomo, per poi ripartire verso la conoscenza della realtà. Non si può comprendere nulla del mondo esterno senza un ritorno all’interiorità. Vi è la necessità di un’indagine stratificata al fine di riappropriarsi di un’identità mutevole e mutante. E’ indubbio che in questo nuovo secolo, l’arte potrebbe assumere il ruolo di elemento prismatico unificante se solo riesce a rinunciare alla facile “ decoratività “ delle cose. L’artista dovrà “ saper vedere oltre la superficie delle cose” e portare fuori gli elementi sotterranei e nascosti della realtà, prima che cominci irreparabilmente a solidificarsi e a perdere di significato. In questo senso la memoria potrebbe diventare l’elemento coagulante attorno al quale  dovrebbe  ricomporsi la frantumazione degli elementi del presente.

Pubblicato su  Dialogo  n° 5  - gennaio/febbraio,  2000  Anno II   (Nuova Edizione)         pag. 23