sabato 13 novembre 2010

LA CRITICA: Emil Nolde

(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno

Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.




Emil Nolde : L’armonia e il brivido

Il Museo d’Arte Moderna di Lugano, a Villa Malpensata (Riva Caccia, 5), apre la nuova stagione espositiva alla grande, organizzando un’ eccezionale Mostra Antologica su Emil Nolde, con circa 70 opere dipinte a olio e un centinaio tra carte e acquerelli provenienti da musei di tutta Europa. Curata da Rudy Chiappini, rimane aperta fino al 5 giugno. Emil Hansen (Nolde) era nato nel villaggio di Nolde nel 1867. Le prime esperienze pittoriche li realizza utilizzando colori naturali facilmente reperibili in natura, come il succo di sambuco e di barbabietola scoprendo così il fascino e il piacere della pittura. Dopo essere stato apprendista e disegnatore di mobili, nell’agosto del 1896, diventa noto per un evento straordinario; in quattro giorni, all’età di 29 anni, scala le cime del Monte Rosa e del Cervino. E’ di circa un anno dopo il primo dipinto a olio (I giganti della montagna). Ormai l’artista tedesco ha una grande voglia di aggiornarsi. Nel 1905, entra a far parte del “Die Brucke” (il Ponte), in poco tempo diventa uno dei più lucidi e intelligenti protagonisti del nuovo gruppo. Conosce Munch, Rottluff e partecipa per qualche anno alle mostre degli artisti di Dresda. In soli due anni l’artista, attraversa l’uragano del Die Brucke e s’indirizza verso una visione mistica che lo porta a creare grandi capolavori come la “Pentecoste”(1910), ”La vita di "Cristo" (1912). E. Nolde per conoscere i suoi impulsi interiori e il mistero della corruzione ha bisogno di utilizzare una pittura immediata, aggressiva, molto aspra, capace di svelare le miserie e le passioni di questo essere poco definito chiamato uomo. Una pittura,quindi, che si estende inesorabilmente al di là dei margini dello schema compositivo, utilizzando impasti acidi di colore che dilagano, deformano e dilavano la vita. Nonostante la sua violenta tavolozza, Nolde, non cerca altro che trasformare la brutalità in libertà , il peccato in catarsi. Diceva: “non vedo l’ora che venga il giorno in cui avrò trovato le armonie dei colori, le mie armonie .....“, aggiungendo, “ i colori sono vibrazioni come campane d’argento e suoni di bronzo; annunciano felicità, passione e amore...”. Purtroppo, nel 1937, soffocato dal Nazismo viene considerato “artista degenerato”, così circa 1052 opere vengono confiscate e inoltre gli viene imposto il divieto di dipingere. Sono questi gli anni più “amari” di E. Nolde, che per dipingere è costretto a lavorare di notte utilizzando piccoli fogli di carta e l’acquerello, per non fare sentire l’odore della pittura alla Gestapo. Sono un centinaio i “quadri mai dipinti” di questo periodo assai tormentato. Una pittura che a contatto con le barbarie della guerra, sprofonda nel buio della notte, in attesa di una qualsiasi suggestione che possa illuminare il suo esistere.


Pubblicato su  Dialogo  n°133 - giugno/agosto, 1994  Anno XVII         pag. 25