mercoledì 17 novembre 2010

IL DIBATTITO: DENTRO E FURI L'AVANGUARDIA


SIGNOR CRITICO  POSSO CRITICARE?
(La critica d'arte, dentro e fuori l'avanguardia)
di Giovanni Bonanno


MIART : l’arte e il peso delle parole

Si è conclusa Miart 97, una  grande fiera negli spazi del polo espositivo più prestigioso d’Europa (la Fiera di Milano), con un ampio spazio di oltre 8000 mq, disposto su un unico piano, con 93 gallerie selezionate da un Comitato Consultivo e con 260 stand a loro dedicati. Nella prima parte del padiglione il pubblico ha trovato raggruppate le opere contemporanee, mentre sul rimanente spazio le gallerie storiche rivolte al grande collezionismo, secondo un percorso che va dalle espressioni artistiche degli ultimi decenni fino alle opere storiche del primo Novecento.  Un dato emergente  è certamente quello dell’alto livello qualitativo complessivo offerto da questa mostra mercato, con una prevalenza di mostre personali che hanno favorito una chiara “lettura” delle opere e delle tendenze artistiche di questo secolo. Un buon riscontro si è avuto anche dagli scampi nonostante il momento di incertezza e di confusione che attanaglia il mercato dell’arte contemporanea. Tra le diverse proposte troviamo affascinante l’installazione di Ruggero Maggi, dal titolo: “Arte a peso/ il peso delle parole”. Su tutta una parete dello stand del “Milan Art Center” l’artista milanese ha disposto diversi ani spinati marchiati di lettere di inchiostro nero, una parete in cui – come afferma l’artista- “parole e pane creano un’installazione mobile”,  che per ognuno può assumere una propria immagine e il sapere di una antica fiaba. Quindi, parole senza un chiaro senso logico e descrittivo, cariche d’insolita bellezza utilizzando il materiale e la forma della quotidianità più banale e consueta oltre che necessaria. E’ una delle poche volte, dopo Piero Manzoni, che si propone in arte l’immagine del pane, non quello rappresentato e dipinto, ma prelevato e riproposto in modo inconsueto. Ruggero è stato sempre attratto dal lavoro dell’artista di Soncino (Manzoni). Nel 1992, l’artista era stato vittima di un incidente automobilistico, ne era uscito ferito mentre il parabrezza della sua auto era molto lesionato, superato lo shock, lo stesso parabrezza è stato esposto con un neon che lo attraversava orizzontalmente e con un titolo a dir poco singolare: “Caro Piero, forse quella sera pensavo troppo a te”. Didascalia completata con l’indicazione dei materiali; parabrezza d’automobile, sangue e neon”. Questo per comprendere come vanno lette le proposte di questo giovane e maturo artista contemporaneo. Piero Manzoni, tra il 61 e il 62, aveva creato una serie di “Achrome” (sette in tutto), con dei pani plastificati di caolino. Ruggero Maggi, il pane non lo vuole mostrare s tela, ma su una intera parete “marchiandolo con delle parole” (una per ogni pane esposto). Secondo l’artista, “ il peso dell’arte è anche arte delle parole e parole di peso”.  In uno spazio reale assunto a tela, il messaggio artistico, ironicamente, acquista valore non per storicizzazione  e appartenenza  ad una corrente artistica, ma in base al mero peso del pane e delle parole. Il pane è sinonimo di “presenza” e di “mancanza”; il cibo sfama, ma la mancanza di cibo è fame e morte. Ruggero Maggi, con la pretesa di attribuire un peso e anche un valore non precostituito alla realtà del mondo scompagina la “normalità” chiedendosi polemicamente: può l’arte saziare e che peso può acquisire nella società?

Pubblicato su  Dialogo  n° 148  - maggio/agosto,  1997     Anno XX            pag. 24-25