mercoledì 17 novembre 2010

IL DIBATTITO: DENTRO E FUORI L'AVANGUARDIA

SIGNOR CRITICO  POSSO CRITICARE?
(La critica d'arte, dentro e fuori l'avanguardia)
di Giovanni Bonanno

L’immagine e il corpo

Si è conclusa il 21 marzo al PAC di Milano l’interessante mostra dal titolo “ Rosso Vivo-Mutazione, trasfigurazione e sangue nell’arte contemporanea”. La mostra ha presentato una selezione di 25 artisti di varia nazionalità che da qualche anno incentrano il proprio interesse sull’uso del corpo come identità transitoria, e anche come metafora del cambiamento,. La rassegna è stata curata da Francesca Alfano Miglietti, in arte Fam, che da tre anni, in qualità di direttrice della rivista Virus, si occupa di  mutazioni e trasfigurazioni nell’arte contemporanea. Secondo la Miglietti, “la vera rivoluzione di oggi è il corpo, la possibilità di cambiare sesso, e quindi identità, l’inseminazione artificiale, le clonazioni sono tutte operazioni legate al corpo che generano riflessioni etiche, politiche e soprattutto artistiche”. In questa rassegna sono state esposte sculture, installazioni, dipinti e foto, quasi tutte di gran dimensione. Al vernissage, l’artista italo-britannico Franko B ha accolto il pubblico presentandosi tutto nudo con due tagli nelle braccia dai quali sgorgava del vero sangue. Ron Athey, trentasettenne americano omosessuale e sieropositivo si ritrae come un nuovo “San Sebastiano” trafitto non più di frecce ma da spine e siringhe, mentre Renèe Cox, artista americana di colore si colloca nell’ultima cena, nuda al posto di Gesù Cristo. Da tempo, l’infaticabile Orlan sottopone il suo già devastato volto ad estenuanti operazioni chirurgiche alla ricerca simbolica sell’eterna giovinezza. I riferimenti alla Body Art degli anni 70, in certi casi sono abbastanza espliciti, basta confrontare le opere di alcuni di loro con il lavoro di Gina Pane, Vito Acconci, Gino De Dominicis, Luigi Ontani e persino il terribile e inquieto Hermann Nitsch. Di certo, vi sono artisti presenti a questa rassegna ancora attardati a vecchie e scomode posizioni (la Body Art) e anche, alcune giovani presenze che lavorano in modo interessante e nuovo, come per esempio Simon Costin, che con le opere “Scar 1 2” del 1996, rappresenta l’uomo con devastanti lesioni e tagli su tutto il corpo, quasi una decorazione o dannazione tecnologica. Jana Sterbac, con Bread Bed” del 1997, espone un letto di ferro con una grande coperta di pane cotto. Vi sono anche gli umanoidi di Reuven Cohen in cui applica elettrodi su tutto il corpo quasi come creature artificiali. Jan Fabre con l’opera “Angelos” del 1997, espone una figura sospesa ad un filo costruita utilizzando migliaia di scarabei neri incollati tra loro, mentre l’artista Sterlarc con la foto “ Rock Suspension” rappresenta un uomo sospeso e imbrigliato da fili e sassi, costretto a muoversi in condizioni di disagio. Janieta Eire è una giovane e interessante artista che lavora sul tema dello sdoppiamento della personalità, espone un trittico di fotografie con due figure vicine e nel contempo molto distanti. Aziz + Cucher con le opere “Zoe” e “Ren” del 1995, presentano personaggi con i tratti somatici abbastanza manipolati come se fossero degli automi nati in laboratorio. Di Sammy Cucher ci siamo già occupati qualche anno fa in occasione della partecipazione alla 45^ Biennale di Venezia. Con gli ultimi lavori “Interior n°1 e “Interior n°2, Aziz + Cucher ci sembrano ancora più interessanti e convincenti. Inoltre, vi sono opere di Thomas Crunfeeld” incentrate su innesti di parti di vari animali che convivono in modo armonico ma anche assai inquietante, e ci rivelano la tragica e triste condizione in cui si è arenato l’uomo di oggi. Le presenze fotografiche di Cesare Fellone stampate su PVC, a contatto con particolari acidi si trasformano diventando  corpi mutanti, una realtà certamente ammonitrice di un malessere collettivo che l’artista tenta di evidenziare. Infine, “ Il terzo braccio” di Strelac, artista australiano di grande interesse che indaga in modo ossessivo sul rapporto tra corpo umano e tecnologia. La mostra, di sicuro ha offerto lo spunto per un corale dibattito di fine secolo sulle problematiche che angosciano l’uomo contemporaneo, gran parte degli artisti presenti a questa interessante mostra hanno saputo riutilizzare  il linguaggio del corpo mettendolo in relazione con il disagio dell’uomo di fine millennio, travolto dalla rivoluzione tecnologica, dall’ingegneria genetica e anche dal sesso virtuale via Internet.
Pubblicato su  Dialogo  n° 2  - aprile/maggio, 1999   Anno I   (Nuova Edizione)         pag. 25