giovedì 18 novembre 2010

Il DIBATTITO: DENTRO E FUORI L'AVANGUARDIA


SIGNOR CRITICO  POSSO CRITICARE?
(La critica d'arte, dentro e fuori l'avanguardia)
di Giovanni Bonanno



Perchè un armistizio?

Si racconta che un leone, ruggente, Renato se lo era fatto spedire da Amsterdam a casa sua, e l’aveva sistemato in quel caotico serraglio dove convivevano i più svariati animali, già utilizzati in tante “mostre di gruppo”. In conseguenza del rigore carcerario e dell’errata alimentazione, il leone venne a soffrire di stitichezza, sicché si pensò di purgarlo. Con un sistema ingegnoso d’assi li si circoscrisse lo “spazio libero” fino a imboccargli la canna di peltro nel deretano, tenendogli ferma la coda attraverso le sbarre. il furore del re del deserto, però, giunse al colmo, facendogli squassare la gabbia. I somministratori del clistere; allievi del famigerato critico, fuggirono, insieme a Renato. L’intero serraglio era libero. Ma che centra il leone? E’ l’artista in gabbia, costretto a vivere in condizione di perenne disagio, di condizionamenti culturali (la critica creativa), che spingono l’arte verso una prospettiva omologata del fare. Questa breve storia, mi fa pensare a Caravaggio (Michelangelo Merisi), al triste vagare del suo corpo, da un posto all’altro in cerca di se stesso, da autentico uomo libero. Me lo immagino sdraiato nella spiaggia di Porto Ercole, impazzito per aver perduto la barca con le sue robe, bruciato dal sole, e delirante, cercare di stendere questa breve profetica e ironica dichiarazione prima di morire (18 luglio 1610). Caro Giovanni, approfitto di questa occasione per parlare di alcune idee convergenti sulla necessità di dichiarare un “armistizio” fra quelli che si contendono l’arte. Da una parte l’artista, il quale sceglie questa professione fra tutte le altre, perchè spera di sfuggire alla morsa alienante della vita e di perseguire, magari illudendosi, la sua aspirazione a vedere il mondo a modo suo,in libertà. Dall’altra i mercanti, gli speculatori e i profeti dell’ultima moda, che vedono nell’attività creativa uno strumento capace di fare leva sulle ambizioni dell’uomo; la politica la ricchezza, il potere, il successo. Perché un armistizio? Perché un armistizio implica una pausa, un periodo di tempo durante il quale gli scambi fra i contendenti sarebbero sospesi. Un periodo, dunque, durante il quale si potrebbe impiegare il tempo a meditare e riflettere. Un riposo dell’arte, che permetterebbe, intanto, la chiusura dei musei, delle scuole d’arte e di tutte le gallerie private. Moltissimi critici d’arte, specialmente quelli di moda “ad ogni costo”, fino ai giovani critici alla “flash”, dell’ultima leva, si metterebbero, finalmente a riposo, dopo anni di grandi successi e di ardite trovate. Con le “gallerie chiuse”, molte signore potrebbero tornare ai loro amanti e orientare i loro interessi verso cause più urgenti, come la Croce Rossa, l’ecologia, la moda, la menopausa. Gli artisti, nella quiete dei loro studi, potrebbero dedicarsi, con passione, alle ricerche più pazienti e inutili, senza preoccupazioni immobiliari, come uomini saggi e felici, piuttosto che come cambiavalute angosciati. In seguito, con più ordine e al momento giusto, si  potrebbe anche ricominciare.

Pubblicato su  Dialogo  n° 120  - gennaio/febbraio,  1992  Anno XV          pag. 27