domenica 14 novembre 2010

LA CRITICA: MARCELLO DIOTALLEVI

 

(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno

Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.



“DALLA  LETTERA  AL VOLO”
Marcello Diotallevi, classe 1942, sul finire degli anni Settanta ha iniziato le sue irruzioni  nell’area della Mail Art con   contatti sempre più intensi  con la Poesia Visiva, utilizzando le lettere dell'alfabeto per accumuli, disseminazioni liberati da qualsiasi senso  e significato letterale, e in questi ultimi anni, anche del recupero del colore e dell’uso gioioso della pittura. Artista di voli a cielo aperto di  “parole al vento”,  di  insolite lettere senza destinatario che ritornano al mittente; lettere in cui l’accumulazione grafica di simboli di tipo grafico creano nuove associazioni sempre imprevedibili e nuove,  disarticolando il linguaggio  e riducendolo a pezzi. Ora con gli ultimi lavori  Le parole incantate volano allegre nello spazio come dolci fiabe senza tempo. L’intera produzione  dell’artista di Fano nasce dall’ibridazione dei linguaggi fino a sconfinare con convincente disinvoltura nella poesia visiva. Di questi ludici interventi provocatori   ne è responsabile Marcel Duchamp artista amato da Marcello per la componente estetica e concettuale. Ne viene fuori una sorta di viaggio poetico  dentro la fantasia e l’incanto,  con   la definizione di  presenze che cercano di esercitarsi al volo, a condividere l’indefinito. Cervi volanti e ippogrifi  cavalcano  raggianti il tempo di un solo momento, apparizioni che si formano e nello stesso tempo  si stravolgono  per  definirsi, poi, in  poemi colorati destinati al vento. Alla base  vi è l’ironia come sistema per indagare il presente con il fine di evidenziare gli aspetti  più particolari,  lasciando alla casualità provvisoria  la possibilità di destare stupore e meraviglia. Tutta l’intera  ricerca  di Diotallevi è improntata da questo particolare  modo di fare. Come per esempio  le  «Lettere autografiche» di un tempo sistemate sui fogli bianchi imbustati che spediva per posta a  destinatari inesistenti creando così lo smarrimento e  la trasgressione. Si badi bene non la ricerca della casualità “tout court”, fine a se stessa, ma come sollecitazione e possibilità di accamparsi nel provvisorio e nell’evento non programmato e definito. Così è  stato anche per i racconti fantastici e immaginari delle  “Fiabe al vento” di questi ultimi tempi,  quasi dei collage composti da frammenti assemblati di ripstop di vari colori. La loro  forma suggerisce strani aquiloni  rampanti che volano  nell’aria in attesa di stabilizzarsi in una dimensione più certa. Per sedimentarsi  cercano l’infinito, l’immateriale  e il mistero come essenza.  La loro sagoma colorata  evidenzia lettere ritagliate,  svuotate di peso, che si stabilizzano all’interno della superficie colorata. Lettere dal destino vago e ingrato  volano come  francobolli in attesa che qualche  possibile destinatario possa decifrare gli oscuri incanti della parola, si aggrappano avidamente all’immaginazione e si lasciano andare al flusso delle correnti, coscienti  di non poter essere più significato compiuto ma  sola  presenza e indizio sfuggente.    
                                                                                      Sandro  Bongiani

Presentazione Retrospettiva di Sandro Bongiani, Spazio Ophen Virtiual Art Gallery di Salerno,  (3 Marzo - 30 giugno 2012)