sabato 13 novembre 2010

LA CRITICA: Antonio Freiles

(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno

Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.



-Antonio Freiles: Come l’alchimia diventa pittura
Dopo l’esposizione di qualche anno fa, è stata organizzata alla Galleria 2RC di Milano un’altra personale di Antonio Freiles, dal titolo “Chartae”. Il giovane artista, da un pò di anni lavora insistentemente sulla riflessione del fare e sulla sperimentazione che va verso la “sintesi alchemica” fatta di ricerca e anche di manualità. In Freiles, non esiste la preparazione della superficie e la realizzazione dell’opera; sono la stessa cosa . Egli ha bisogno di costruirsi da solo il suo supporto al fine di definire il suo spazio operativo. Utilizzando un suo tradizionale procedimento antico, crea l’opera, stratificando l’impasto di cellulosa pura su un telaio a griglia e contemporaneamente inglobando frammenti di altra cellulosa impregnata di colore, procedendo per sgocciolamento di essenze naturali e sovrapposizione di cellulosa, quindi, per sedimentazione e stratificazione della materiali. Nonostante il materiale a volte pesante, i lavori di Freiles sembrano leggeri, perchè l’essenza dell’opera vive lo stato sospeso e magico dall’incanto, della rivelazione che diventa “dolce apparizione”. Qualche anno fa, l’artista siciliano creava opere geometriche dall’impianto compositivo più rigido e statico, come l’opera “l’Eminentia”, esposta nel 1981 i una rassegna alla Galleria D’arte Contemporanea di Siracusa o le opere esposte nel 1982 alla Biennale di Venezia. In queste ultime “Cartae” si ha 1’impressione che Freiles voglia mettere ordine al caos, che spesso sconfina dirompente da una parte all’altra della superficie, in modo ossessivo, seguendo un ordine tutto interno, nel momento stesso che si crea l’opera . Vi è in tutto ciò, una sorta di strana fluidità operativa, più razionale rispetto alle opere precedenti. Questo senso di stupore e di magia, affiora, anche, in alcune carte, che diventano per strano sortilegio libri dalle pagine impregnate di oscuro mistero, dove la lettura non è più affidata al dato tipografico ma ai colori naturali che si insinuano e penetrano dentro la candida cellulosa, carichi di nascoste memorie e di oscuri presagi.

Pubblicato su  Dialogo  n°140 - gennaio/febbraio, 1996  Anno XIX         pag. 25