(Dentro e Fuori l'Avanguardia)
di G. Bonanno
Saggi critici e recensioni su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols.
La coscienza di una visione Utopistica
“… perché l’opera vera consiste non nella sua forma definitiva ma nelle serie d’approssimazioni per raggiungerla”. – (Italo CAlvino, lezione americane).
In poco tempo l’uomo sta trasformando il suo ambiente in cui vive a ritmi sempre più accelerati, ormai la sfida ambientale coincide con la stessa esistenza, a meno che non si rinnovi un sentimento morale nei confronti della natura quasi dimenticata e delle sue straordinarie possibilità. Gia’ nel 1978, con il Manifesto del Rio Negro, Pierre Restany sentiva la necessità di chiedersi: “Quale tipo di arte, quale sistema di linguaggio può suscitare un simile ambiente? Di certo un naturalismo di tipo essenzialista che si oppone al verismo della tradizione realista. Il naturalismo implica la più grande disponibilità dell’artista e la più grande apertura snaturando il meno possibile. In fondo nello spazio-tempo della vita di un uomo, la natura è la sua misura, la sua coscienza, la sua sensibilità”. Si sente sempre più il bisogno urgente di un rapporto più intenso con la natura.
Uno dei pochi artisti che ha lavorato su tale versante dell’arte è stato Giuliano Mauri che diceva: “Agli inizi del terzo millennio, nel tentato passaggio da un’epoca di ideologie nemiche a quella di ricerca di un ideale di serenità e armonia, l’uomo rivela alle sorgenti del Bisenzio un tempio della natura. Per farne un luogo più caro a tutte le popolazioni di questa valle”. L’artigiano Giuliano Mauri è un artista di non facile classificazione lui stesso si definisce un "carpentiere che costruisce scale, mulini, case, ponti, giostre, cattedrali, fiumi, isole, boschi, cieli . ”Le strutture in legno di Giuliano Mauri - diceva P. Restany - hanno la complessità dei cavalli di frisi e delle reti di profondità: sono supporti di bandiere o di pali di mulini a vento che rinviano alla nostra coscienza dell’immaginario”.
Protagonista indiscusso nel panorama internazionale dell’arte contemporanea, Mauri ha lavorato con sensibilità sul confine già precario fra arte e architettura, intervenendo sul paesaggio ed elaborando i suoi progetti in base alle problematiche del luogo prescelto, costruendo “opere inutili” ma di un fascino insolito. Un'architettura “magico spirituale” - come qualcuno ha scritto - “che diventa trappola, poesia, sortilegio, capace di trasportarci dentro i confini di una natura che diventa rifugio e sogno”. Scrive Alberto Morelli: “ trovo che il suo percorso sia tra i pochi che, nell’ambito della cosiddetta arte contemporanea, abbia la capacità di emozionare ed evocare utopie possibili. La sua ricerca di contatto col vivente nella forma vegetale è di rara intensità e per nulla intellettualistica”.
Tutta l’arte di Mauri nasce da una assidua frequentazione utopistica e “spirituale”, da un fecondo vento immaginifico che soffia perennemente sulle sue straordinarie installazioni, nate per caso da un raggio nostalgico di luce gotica e destinate a condividere la natura di qualche intensa stagione. Le sue opere c’è chi l'ha chiamate semplicemente land art, altri persino architettura del paesaggio, sottolineando il confronto privilegiato con l'ambiente naturale in un processo che non si conclude con il solo intervento dell’artista e neanche con l’opera finita. Utilizzando materiali naturali, Giuliano Mauri produce architetture “provvisorie” condizionate dall’intervento lento ma incessante del tempo e della natura, legate al naturale disfacimento dell’installazione e alla corrispondente crescita di nuova vegetazione; proprio come accade alle cosiddette “Cattedrali” in cui permane un continuo e intenso dialogo.
Scomparso il 29 maggio 2009, divenne famoso soprattutto per le sue architetture naturali, realizzate con rami e tronchi di legno. Tra le sue opere più famose vi è la "Cattedrale vegetale" realizzata per «Artesella» a Borgo Valsugana nel 2001, in una radura presso "Malga Costa" in Val di Sella (Trento), e l’altra di Oltre il Colle nel bergamasco, che risulta molto più grande e affascinante. Quella realizzata nel 2001 ha le dimensioni di una vera cattedrale gotica composta da tre navate formata da ottanta colonne con più di tremila rami intrecciati, alte dodici metri e di un metro di diametro; all'interno di ognuna è stato messo a dimora un giovane carpino. La struttura ha un rettangolo di base di 82 metri per 15, un'altezza di 12 metri e copre un'area di 1.230 metri quadrati. L'opera era stata progettata alla fine degli anni 1980 e pubblicata in Germania; fu anche presentata alla Triennale di Milano, ma non era stata mai realizzata a causa della sua grande complessità strutturale.
Osservando quest’opera è impossibile non pensare all'Abbazia di San Galgano presso Siena o a qualche cattedrale francese di impronta Gotica; solo che in queste opere naturali di Mauri non c’è l’intervento architettonico e definitivo dell’uomo ma la richiesta esplicita di un contributo attivo da parte della natura affinché possa sviluppare e concludere totalmente l’evento. In Arte Sella, Mauri ha dato l’avvio alla nascita di una grande cattedrale che si concluderà tra vent’anni. Il suo intervento si è limitato a costruire dei sostegni-gabbie in legno, all’interno di queste strutture ha piantato ottanta carpini, che cresceranno (di 50 centimetri l’anno), seguendo le forme delle colonne. Con i tagli e le potature saranno adattate a formare una vera e propria Cattedrale Vegetale. Nel corso degli anni le colonne-sostegno costruite per accompagnare la crescita delle piante marciranno e lasceranno il posto ai carpini. Tra vent’anni, secondo l’artista, i carpini costituiranno una cattedrale completamente naturale. L’artista, quindi, non è il protagonista assoluto dell’opera ma cerca una collaborazione fattiva con la natura affinché l’opera possa evolversi.
L’altra “Cattedrale Verde” è stata iniziata solo nel 2010, a Oltre il Colle nel Parco delle Orobie Bergamasche, in base a dei progetti che l’artista ci aveva lasciato prima di morire. Ma cos’è la «cattedrale verde»? E’ un’opera d’arte, realizzata con alberi e rami, che assumerà, appunto, la forma di una cattedrale, a cinque campate, alta da 8 a 15 metri, lunga 29 e larga 24, per 650 metri quadrati di superficie, 5 navate e 42 colonne. Tra pochi mesi si potrà vedere la struttura in legno, con le prime piante, carpini e faggi alti circa due metri. Poi la “cattedrale crescerà di anno in anno, assumendo la forma di un’architettura gotica di grande dimensione.
Non sapremo mai come si presenterà alla fine dell’evento, sappiamo soltando che nel giro di una generazione o poco più, tutti i sostegni-gabbie in legno spariranno per decomporsi a causa dell’azione incessante delle intemperie e delle stagioni; rimarranno solo i 42 alberi di faggio che piantati all’interno delle strutture dei pilastri saranno liberi di crescere e indicare con il loro allineamento l’intervento creativo dell’uomo e la collaborazione attiva e generosa della natura.
(Questa ultima opera di Giuliano Mauri, che nasce da un processo del tutto spontaneo e naturale, è l’atto finale che completa e integra tutto il lavoro svolto in tanti anni da questo riservato e raffinato poeta dei nostri giorni). Giovanni Bonanno