giovedì 18 novembre 2010

Il DIBATTITO: DENTRO E FUORI L'AVANGUARDIA


SIGNOR CRITICO  POSSO CRITICARE?
(La critica d'arte, dentro e fuori l'avanguardia)
di Giovanni Bonanno






- La superficie elementare delle cose
Nello stesso periodo, per strana coincidenza,è stata organizzata a Napoli nella Cappella Santa Barbara del Maschio Angioino un’altra mostra dal titolo “Warhol, Viaggio in Italia”, dedicata al massimo esponente della Pop Art americana. Warhol,rappresenta l’artista straniero più accreditato tra i collezionisti italiani. Vi sono in mostra 250 opere rappresentative dell’intera poetica dell’artista pop, tra cui 100 lavori su tela e 150 opere tra multipli, disegni e fotografie. Si va dalle “Shees” degli anni 50 alle opere degli anni 60, come i ritratti di Marilyn, le scatole di Campbell Soup, i ritratti di Mao, i diversi ritratti degli anni 70 sino ad alcuni lavori eseguiti in Italia, come il ”Vesuvius”, “Fate presto” e “l’Ultima Cena”. Warhol,Viaggio in Italia” costituisce un percorso capace di far rivivere il vero rapporto che l’artista americano ha con l’Italia.Quasi un’attrazione e repulsione nelle stesso tempo. L’Italia, per Warhol è un fenomeno incredibile : una sintesi d i passato e presente in cui si mischiano storia e cronaca ,arte e quotidianità Da “viaggiatore disattento”-come egli stesso dichiara- si interessa, soprattutto,”alla superficie. elementare delle cose“. Leo Castelli, con la Pop Art, nata nel 1962 e imposta al grande pubblico alla Biennale di Venezia del 1964, ha tentato di farci credere che l’America era un’isola felice, senza violenza, senza contraddizioni. Noi siamo sempre più convinti che Castelli si sia messo a servizio del potere americano allo scopo di “narcotizzare” le coscienze ancora libere. Insomma, Leo è stato il “Coast Guard” del potere americano e quindi ha proposto situazioni e idee dove l’atto celebrativo dell’oggetto massificato era l’unico scopo della creazione. Quasi tutti gli artisti della scuderia di Leo Castelli sono stati attratti dalla “superficie elementare delle cose”, una realtà definita con frammenti di neon manifesti, bandiere ad encausto, fumetti ingranditi, oggetti pubblicitari, ritratti serigrafati e persino foto di cronaca. Per capire che tutto ciò è stato un brutto inganno, basta aprire per un attimo gli occhi e guardare in faccia la situazione sociale americana, composta anche da emarginati e da isolati che vivono ai limiti della sussistenza, nella segregazione e nel rifiuto dell’altro.Un paese emblematico, diviso dalla discriminazione razziale; un razzismo che scorre sotto 1a pelle,in modo impalpabile ma tremendamente inquieto. Quale dei due è il vero volto dell’America? La Pop Art ci ha soltanto creato dei falsi bisogni consumistici regalandoci ”oggetti anonimi” e illudendoci di aver trovato il modo per essere felici.

Pubblicato su  Dialogo  n°144 - settembre/ottobre, 1996  Anno XIX         pag. 25